San Rocco: Celebrazioni e Devozione a Roccamontepiano
Nel calendario, il 16 agosto è dedicato a San Rocco, ma a Roccamontepiano, uno dei paesi più rinomati per la celebrazione popolare del Santo, la festa inizia diversi giorni prima con un ricco programma di eventi sia religiosi che civili. A San Rocco viene riservata una devozione speciale, che attira un gran numero di persone. Il culto, diffuso in tutti i paesi abruzzesi, è legato alle capacità taumaturgiche di San Rocco di prevenire la peste e le malattie della pelle. A Roccamontepiano, il culto ha guadagnato importanza dopo il 1765, quando una frana distrusse l'intero paese tranne la chiesa di San Rocco. È consuetudine per i fedeli bere l'acqua dalla fontana di San Rocco, considerata miracolosa, situata a un passo dalla chiesa.
Una volta arrivati a Roccamontepiano, un paese ai piedi della Maiella, potrete fermarvi a degustare il Vino Cotto, un prodotto squisito della tradizione agroalimentare locale, accompagnato dal più classico dei cibi da strada abruzzesi: la porchetta.
Salendo le scale adiacenti alla chiesa, si può visitare il negozio artigianale CeramiCapetola, che realizza la tradizionale brocca di ceramica di San Rocco.
San Rocco è uno dei santi più venerati in Abruzzo, e ci sono molte teorie e ipotesi sulla sua identità. In attesa di scoperte storiche più precise che lo attestino in Abruzzo, ecco alcune riflessioni sull'argomento.
San Rocco: Il 007 del XIV secolo
Ma San Rocco è esistito davvero, e se sì, chi era?
"Certo che è esistito; era un giovane affascinante nato a Montpellier intorno al 1340 da una famiglia nobile che, dopo aver studiato nella rinomata scuola di medicina locale, fondata un secolo prima dai Templari, scese in Italia intorno al 1365 per svolgere una missione molto speciale. Vestito da pellegrino, percorse tutta la Via Romea per raggiungere finalmente i luoghi santi e visitare le tombe degli Apostoli.
Il fatto è che in quegli anni a Roma si vedevano pochi pellegrini perché il papa era ad Avignone. Infatti, per essere precisi, Clemente V (Bertrand de Got) si stabilì lì nel 1309 per una questione complicata che vi racconterò un'altra volta (altrimenti cercate su Wikipedia - Cattività avignonese) e vi rimase fino al 1377 quando Gregorio XI (Pierre Roger de Beaufort), cedendo alle suppliche di Caterina da Siena (e non solo), tornò alla Sede di Pietro.
Durante un breve periodo tra il 1367 e il 1370, il papa dell'epoca, Urbano V (Guillaume de Grimoard), tentò di recuperare la sede romana, ma i disordini e la violenza che scuotevano la città lo convinsero che era meglio tornare ad Avignone. Negli anni precedenti, le missioni diplomatiche per organizzare il ritorno del papa si erano moltiplicate, ma si sa che certe cose, oltre che ufficialmente, si gestiscono meglio nell'ombra, per cui anche gli agenti segreti vestiti da pellegrini al servizio dei francesi che volevano trattenere il papa ad Avignone e della nobiltà latina (i Colonna, gli Orsini, i Cenci, ecc.) che lo volevano a Roma, si moltiplicarono. In breve, tra papi francesi e antipapi romani che si scomunicavano a vicenda, tra missioni diplomatiche e intrighi di 007 con licenza di uccidere (e di essere uccisi), quando Roche (questo era il suo nome occitano) arrivò a Roma per svolgere la sua missione segreta internazionale con un certo "cardinale inglese" (sembra essere Anglico de Grimoard), l'ambiente non era dei più raccomandabili. Tanto per fare un esempio, pochi anni prima era finita drammaticamente la storia di Cola di Rienzo, l'ultimo tribuno di Roma. Dopo aver completato la sua missione, Roche intraprese il viaggio di ritorno, quando il fatto che sapesse curare così bene i malati di peste e si guarisse perfettamente da solo suscitò sospetti sulla sua vera identità. E poiché era chiaro che lavorava per i francesi, quando arrivò a Voghera fu arrestato e imprigionato, dove morì nel 1379.
Questa è la storia umana di Roche come la raccontano Pierre Bolle e André Vauchez, i maggiori studiosi di agiografia medievale del momento, aggiungendo però che ciò che importa non è chi fosse Roche di Montpellier, ma stabilire le origini e la diffusione del culto di San Rocco a partire dai documenti liturgici, inclusi quelli che si riferiscono alle reliquie, se non fosse per il fatto che questa storia è anche, nonostante alcune certezze, confusa e complicata. Ve lo racconterò un'altra volta. Per ora, se andate a Venezia, visitate la Scuola Grande di San Rocco perché, oltre alle sue venerate reliquie, avrete l'opportunità di ammirare uno dei palazzi più belli della laguna e il ciclo di affreschi di Tintoretto che lo adornano.
Il 16 agosto si celebra San Rocco, una figura sulla quale l'agiografia attuale ha sollevato molti dubbi, ma che per secoli ha sostenuto le speranze di un'umanità sofferente e impotente di fronte all'avanzare di epidemie incontrollabili. E dato che le epidemie hanno sempre mietuto vittime (e sempre lo faranno) tra i settori più deboli della popolazione, non c'è chiesa, specialmente nel sud Italia, che non abbia un'effigie di San Rocco davanti alla quale il popolo abbia implorato la grazia. Ed è questo ciò che conta."
Maria Concetta Nicolai, professoressa ed esperta di Antropologia e Patrimonio Culturale
Una Leggenda Affascinante
La piccola chiesa di San Rocco rimase in piedi nella frana del 1765.
"Le ipotesi più accreditate sulla presenza di San Rocco a Roccamontepiano narrano l'arrivo di pellegrini e viandanti ospitati nel paese ai piedi della montagna nel castello (la Rocca) della nobile famiglia degli Orsini di Roma nel periodo in cui Rocco visse e soggiornò a Roma (1367-1370).
Ma oltre agli antichi percorsi e ai numerosi luoghi di culto, compresi i monasteri di San Pietro e Santa Croce che ospitavano i viandanti, la recente (2011) e affascinante leggenda del ritrovamento della tomba di un giovane pellegrino testimonia anche la presenza di pellegrini in questo territorio. I resti erano conservati in una tomba le cui pareti laterali erano formate da lastre di arenaria poste verticalmente con una copertura dello stesso materiale in orizzontale. Questo tipo di urna ha protetto i resti del pellegrino, che doveva essere un ragazzo tra i 15 e i 18 anni. La stessa Soprintendenza ha supervisionato gli scavi di diverse tombe nella località di Sant'Angelo. Queste emersero casualmente durante dei lavori sul terreno agricolo in cui erano situate. La tomba, su cui fortunatamente si fermò la punta dell'aratro, ha permesso il recupero, oltre allo scheletro, di una conchiglia (tipica conchiglia dei pellegrini) con due piccoli fori nella parte superiore che servivano per portarla legata con una corda all'altezza della vita. Le tombe, infatti, sono state trovate nella località di Sant'Angelo, dove tra il IX e il XIV secolo esistevano un castrum e una chiesa in una grotta (un luogo sacro costruito all'ingresso di una grotta con una sorgente al suo interno) dedicata a San Michele Arcangelo. Gli archeologi hanno datato le tombe e i resti del giovane pellegrino al periodo che va dal XIV al XV secolo.
È anche necessario considerare l'ipotesi che, essendo la città di Ortona custode delle ossa di San Tommaso Apostolo dal 1258, ci fossero flussi di pellegrini che si dirigevano da Roma verso la tomba del "santo incredulo" sulla costa adriatica dopo aver percorso la Via Tiburtina.
Il passaggio di San Rocco da queste parti rimane una leggenda affascinante, ma ciò che colpisce in modo inequivocabile è il culto profondo e la fervente devozione, specialmente qui a Roccamontepiano e dintorni. Tutto ciò sottolinea ancora una volta l'antica richiesta di intercessione divina per invocare la fine di ogni peste e pandemia. Non c'è paese o borgo in tutta Italia che non abbia un simbolo tangibile—statua, quadro o chiesa—che porti il nome di questo giovane laico che si fece povero e pellegrino. Nella sua breve vita, si mise a disposizione degli altri come volontario dedicato alla cura dei malati di peste. La sua vita, sebbene in gran parte avvolta nel mistero, ha suscitato ammirazione e profonda devozione nei secoli passati, un sentimento che persiste specialmente in questo paese ai piedi della madre Maiella.
Il contesto storico e sociale in cui si muove Rocco è ben noto, poiché siamo nella seconda metà del XIV secolo, quando San Francesco d'Assisi aveva già ispirato il mondo cristiano a cercare una Chiesa più spirituale e vicina ai più deboli. Nato in Francia a Montpellier nel XIV secolo, rimase orfano di entrambi i genitori in tenera età. A Roccamontepiano, la tradizione e la leggenda popolare lo collocano nel paese e come eremita nella grotta che porta il suo nome. La trasposizione dell'evento di Sarmato si è rafforzata qui dopo la distruzione del paese avvenuta il 24 giugno 1765, quando la piccola chiesa extramurale, elevata dalla devozione popolare, riuscì a scampare a quella tragedia che non risparmiò il paese né circa cinquecento roccolani dei duemila residenti. La chiesa in rovina divenne rapidamente un santuario molto visitato e venerato, e a meno di cento metri c'è una grotta da cui sgorga acqua freschissima, considerata il luogo in cui San Rocco si rifugiò.
Roccamontepiano è diventata il centro più importante del culto di San Rocco, e qui, nei giorni di Ferragosto, specialmente dal 14 al 16 agosto di ogni anno, affluiscono migliaia di pellegrini e visitatori. L'attuale santuario è stato costruito negli anni '50 del secolo scorso, in parte realizzato con pietra locale, con pianta basilicale e tre navate. La statua del santo risale al XVII secolo, di autore sconosciuto, ma è certo che oltre alla piccola chiesa esistesse anche un vessillo di San Rocco.
Per tutto il XIX secolo, numerosi sono stati i pellegrinaggi a Roccamontepiano, e all'inizio del secolo scorso nacque la tradizione e l'abitudine di acquistare la tipica brocca di San Rocco al termine delle numerose funzioni religiose nella chiesa. La tradizione della "brocca o vecale de Sande Rocche" è molto diffusa qui: nell'oggetto smaltato tipico è dipinta l'effigie del santo e l'anno di produzione. L'occasione del culto assume tutti i caratteri della festa del ringraziamento alla fine dei grandi lavori agricoli. In passato era anche il punto di ritrovo per interi nuclei familiari e parenti che trascorrevano la giornata nello spazio davanti alla chiesa o nei prati circostanti, organizzando pranzi epici sull'erba dove non mancavano mai la porchetta arrostita, venduta in bancarelle appositamente preparate, abbondanti bevande di ottimo vino prodotto in zona e il consumo di un'anguria, magari raffreddata nella fonte miracolosa accanto alla grotta.
La festa si è evoluta con spettacoli musicali e pirotecnici, parco divertimenti e molte altre cose, ma rimane, nonostante la modernità, una delle maggiori manifestazioni devozionali con la celebrazione della tipica fiera. Ancora oggi molti fedeli arrivano a questo luogo a piedi dai paesi vicini per assistere alle numerose messe e bagnarsi nell'acqua della fonte, chiedendo la guarigione dalle malattie o pregando per prevenirle."
Adamo Carulli, ex sindaco di Roccamontepiano
Fuente: https://abruzzomarrucino.it/eventi/festa-di-san-rocco-19302
Fuente: https://abruzzomarrucino.it/consigli/san-rocco-il-pellegrino-con-la-conchiglia-20386